Esistono luoghi in cui l'amore si fonde indissolubilmente con scenari,date e natura. Uno di questi è certamente Castell'Arquato. Tanti di noi ricorderanno il film "Lady Hawk" della Warner Bross, il quale è stato girato in parte e soprattutto nelle ultime scene chiave, in questo fantastico borgo.
Molti però non sanno che un'altra storia d'amore, questa volta molto più passionale e drammatica ha segnato nella realtà le memorie e gli scritti locali. La storia è degna di un romanzo di Alessandro Manzoni e non posso che riportarla così come la racconta il Comune arquatense. Buona lettura.
Le cronache del XVII secolo fanno cenno ad una torbida vicenda di sangue e di amore.Anno 1620: la signoria è nelle mani del Cardinale Sforza, alle orecchie del quale giunge la notizia di una cospirazione ordita da un certo Sergio Montale e del suo servitore Arturo Galatti detto ''Spadone''.
Immediatamente lo Sforza dispone l'arresto dei due e la conseguente condanna alla tortura e poi alla morte. Le suppliche dei famigliari non hanno effetto ed i due attendono l'esecuzione nelle segrete della Rocca custodite da Gaspare Dallavigna e dal suo aiutante Giacomo Manara. Il Dallavigna, uomo aspro e severo ha con sè la bellissima figlia Laura che si impietosisce della sorte di Sergio e se ne innamora. Nella notte del 15 aprile Laura, dopo aver sottratto le chiavi al padre, apre la porta della cella e fugge con i due condannati. Ma all'occhio bieco e vigile dell'aiutante del Dallavigna non sfugge l'azione, corre a svegliare il superiore e le uscite della Rocca vengono bloccate. ''Spadone''
ferma Dallavigna ed i tre possono fuggire. Approffitando dell'occasione il Manara, mette in atto un truce proposito, che covava da anni: spinge Dallavigna dal ponte levatoio uccidendolo. Udito l'urlo del padre, Laura si ferma e gli armigeri circondano i fuggitivi: solo ''Spadone'' riesce a fuggire.
Il Podestà inizia subito il processo e nonostante le dichiarazioni di innocenza dei giovani li condanna alla fustigazione seguita dalla decapitazione. La sentenza viene eseguita il 20 Maggio 1620. ''Spadone'' non trova più pace e dopo sette anni di latitanza, la notte della vigilia di Natale si presenta davanti a Giacomo Manara e, vendicando l'amico Sergio, lo uccide costituendosi poi al Podestà. Lo Sforza informato scrive una lettera per sollecittare anche la sua condanna a morte ma il Podestà capisce la situazione e risponde al cardinale che il comune é povero, non ha i soldi per pagare gli impiegati e tantomeno per organizzare l'esecuzione, pertanto suggerisce a ''Sua Eccellenza'' di trasformare la pena in ergastolo. Il Cardinale accetta e ''Spadone'' non viene giustiziato.
espresivi.....molto espressivi
RispondiEliminaNoto con piacere che sei molto interessato al nostro territorio. Grazie
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